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Harambee Favole: La tartaruga furba Racconto della Comunità Luo - Scuole dei Gwassi

Molto tempo fa ci fu una lunga siccità che fece prosciugare tutti gli stagni, i fiumi e i laghi. Gli animali erano molto preoccupati, perché non avevano più acqua da bere.

Una sera il re Leone convocò un’assemblea di tutti gli animali della foresta. Essi si sistemarono, per ascoltare le parole del Leone, che disse: “Io vi ho convocati qui tutti insieme, perché non abbiamo più acqua e rischiamo di morire tutti. Qualcuno di voi ha un’idea per riuscire a trovare dell’acqua?”.

Gli animali si grattarono la testa, ma nessuno trovò un’idea buona. Il Re guardò verso il saggio Elefante, che si limitò solo a scuotetortoisere la testa. “No, non so proprio dove potremmo trovare dell’acqua” – disse l’Elefante.

Una piccola Lepre, che si era strizzata il cervello per trovare una soluzione, si arrampicò su di un alberello e cominciò a parlare, attirando l’attenzione di tutti.

Io so che cosa possiamo fare”- disse la Lepre. “L’anno scorso là in quel punto, c’era una sorgente. Dobbiamo perciò scavare là in quel punto, per far emergere l’acqua”.

Yeeees, yeeees” – gridarono tutti gli animali. “Io comincerò a scavare per primo al mattino, con la mia proboscide” – disse l’Elefante.

Ma anche tu puoi usare il tuo naso, mio piccolo amico”- disse l’Elefante alla piccola Lepre.

Io penso di poter scavare altrettanto bene, pur con la mia piccola taglia” – aggiunse la Tartaruga. E uno dopo l’altro tutti gli animali presenti dichiararono la loro disponibilità ad aiutare nello scavo.

Il giorno dopo, come deciso, cominciarono tutti a scavare e ben presto dal terreno sprizzò l’acqua: era una sorgente ricca di acqua frescapulita! Ma non tutti gli animali della foresta avevano dato il loro contributo nello scavo del pozzo.

Noi faremo la guardia” – disse l’Elefante – “e controlleremo che nessuno degli animali che non ci ha aiutati si permetta di bere la nostra acqua”.

Potrebbe venire il lupo a bere la nostra acqua, mentre noi siamo addormentati” – disse la Tartaruga.

Allora uno di noi a turno deve rimanere sveglio tutto il tempo” – disse il Leone.

Farò io il primo turno” – disse la Lepre. Così tutti gli altri animali si allontanarono e la Lepre rimase a guardia del pozzo.

Nel pieno della notte, quando tutti dormivano, arrivò il Lupo. “Che cosa stai facendo qui tutta sola?” – chiese il Lupo alla Lepre.

Ricordati bene: tu non hai aiutato a scavare il pozzo e quindi tu non hai diritto a bere l’acqua” – replicò la Lepre.

Io non voglio bere l’acqua. Sono venuto solo a farti compagnia. Per passare il tempo, facciamo quella danza che usavamo fare tutti insieme” – propose il Lupo.

Così i due animali cominciarono a danzare; danzarono e danzarono, finchè la Lepre non fu talmente stanca, che si sistemò sotto un albero e cadde addormentata.

Quando il Lupo vide che la Lepre era profondamente addormentata, chiamò tutti i suoi amici e bevvero tutta l’acqua che poterono; poi si allontanarono soddisfatti, prima che arrivasse un altro animale a dare il cambio alla Lepre di guardia.

Al mattino gli altri animali che avevano scavato il pozzo giunsero per vedere come se l’era cavata la Lepre. Questa sembrava stanchissima e tutta l’acqua della sorgente sembrava esaurita; la Lepre spiegò che era venuto il Lupo ed era riuscito a bere l’acqua.

Questo non è possibile” – disse l’Elefante – “Qui ci sono stati molti più animali a bere. Basta guardare le orme che hanno lasciato. Questa notte rimarrò io a fare la guardia”.

Ma quella notte, mentre l’Elefante era di guardia, il Lupo venne di nuovo e usò lo stesso inganno con l’Elefante. Mentre l’Elefante giaceva addormentato, il Lupo e gli altri animali lazzaroni come lui bevvero la fresca acqua della sorgente.

Questo non deve proprio più succedere” – dissero gli animali la mattina seguente, quando scoprirono l’accaduto. “Dobbiamo scegliere qualcuno che non si lasci ingannare”.

Dopo un breve silenzio, prese la parola la piccola Tartaruga, che aveva impiegato un sacco di tempo per scavare il pozzo, offrendosi di fare lei il turno di guardia la notte seguente. Gli altri animali sorrisero.

La Tartaruga, così lenta, cosa volete che possa fare?” – disse il Leopardo.

Lasciamola fare, lasciamola fare” – impose con autorità l’Elefante.

Così quella notte la Tartaruga si mise a guardia della sorgente; entro breve tempo arrivò il Lupo.

Tartaruga, che cosa stai facendo qui tutta sola? Per passare un po’ il tempo, vuoi danzare con me quella danza che usavamo fare tutti insieme?”.

Ma la Tartaruga non si muoveva e non spiccicava parola.

Se tu non vuoi parlare con me, allora io ti uccido” – minacciò il Lupo. E così dicendo, aggredì la Tartaruga dal dietro. La Tartaruga ritirò la sua testa nel guscio, ridendosela. Questa reazione irritò moltissimo il Lupo.

In un minuto sarai morta!” – gridò furibondo il Lupo, saltando con tutte le sue forze sopra il guscio della Tartaruga. Ma la Tartaruga gli fece un’altra risata, mentre il Lupo saltava giù.

Adesso ti spacco il tuo guscio, se non ti decidi a rispondermi” – disse il Lupo, guardandola minaccioso. Si mise a saltare su e giù dal guscio, cercando di spaccarlo, ma non concluse nulla. E intanto la Tartaruga rideva, perché sapeva bene che il Lupo non poteva farle male.

Quando il Lupo si decise a saltare giù dal guscio, la Tartaruga mise fuori la testa e si fece una gran risata. Rideva e rideva, mentre il Lupo si inferociva sempre di più.. Arrabbiato si lanciò sulla Tartaruga, la rovesciò e la trascinò intorno, finchè non ne potè più.

Ormai era quasi mattina e il Lupo sapeva bene che gli altri animali avrebbero potuto trovarlo lì. Si sentiva distrutto e perciò, impaurito, scappò via.

La Tartaruga, vedendolo fuggire, scoppiò di nuovo a ridere e continuò a ridere fino alle lacrime. Quando gli animali vennero al pozzo al mattino, la trovarono che ancora rideva e quando lei raccontò che cosa era successo, cominciarono anche loro a ridere.

Così tutti gli animali della foresta risero e risero per un pezzo.

Da quel giorno la Tartaruga ebbe sempre il privilegio di attingere per prima l’acqua dal pozzo, in riconoscimento della sua saggezza e furbizia nel fare la guardia alla sorgente.

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